Tour virtuale

Scopri con noi alcune cose da vedere nel borgo di San Giorgio Morgeto

MAPPA INTERATTIVA DEL BORGO

CLICCANDO SUL LINK TI TROVERAI SULLA MAPPA INTERATTIVA CHE TI GUIDERA' 
NEI LUOGHI PIU' SIGNIFICATIVO DEL BORGO

La Chiesa dell'ex convento dei domenicani sorge probabilmente sulle rovine di un monastero Basiliano del XI secolo. Il nobile Giovanni Caracciolo nel 1444 fondò la Chiesa di Maria SS. Annunziata che successivamente venne affidata ai padri Domenicani.
Nel 1524 il convento fu destinato a "casa di noviziato"; qui secondo molti esperti, per qualche anno avrebbe studiato Tommaso Campanella.
Nel terremoto del 1783  la chiesa  e una parte del convento crollarono nel vallone adiacente, la chiesa su ricostruita ma venne cambiato l'orientamento.

L'artistico presepe movimentato è la più suggestiva tradizione che il borgo ha ereditato dalla cultura domenicana.
Un gruppo di artigiani continua a far rivivere la magia del Natale riproponendo un grande presepe con i pastori in movimento che ricordano i mestieri antichi.
Accanto alla storica struttura, negli ultimi anni i mastri presepisti hanno pensato di proporre ai visitatori una sezione a grandezza naturale, recuperando attrezzi e oggetti della cultura contadina.

Pagina Facebook: clicca qui.

Il bellissimo chiostro dell'ex convento è uno degli elementi più importanti dell'intero complesso e per molti è la testimonianza architettonica più pregevole, con un portico di 35 x 25 metri. 
Presenta una vasca centrale con una fontana realizzata dal priore Francesco Castelvetere nel 1620 e la stessa acqua detta del "Canestabolo" venne addotta nel convento su concessione del Marchese Giacomo Milano.
Anche se nel corso degli anni ci sono stati interventi che hanno deturpato la bellezza originaria, il chiostro fa respirare pienamente l'aria di uno dei più importanti luoghi di cultura e di preghiera calabresi del XVIII secolo.

La Chiesetta di S. Antonio si trova davanti al palazzo della famiglia Ammendolea - Florimo. Purtroppo non si conosce la data di prima fondazione, sappiamo con una certa sicurezza che è stata ricostruita dopo il terremoto del 1783.
Nel gennaio 2019, durante i lavori di consolidamento e di ristrutturazione è venuto fuori un antichissimo altare in granito ricoperto in tempi recenti da numerosi strati di vernice.
L'opera più importante è la scultura lignea di Sant'Antonio da Padova, del 1736 del maestro campano Giovanni d'Amore,  per il costo di 45 ducati e commissionata dal marchese di San Giorgio Giovanni Domenico Milano.

I "carreri" e i "Bahari". Solo chi si avventura per le stradine del centro storico può rendersi conto della vita che nel corso dei secoli si è svolta nelle "carrere", le strette e ripide stradine ancora oggi abitate. Qui si possono scorgere  interessanti angoli e stili di vita ormai dimenticati dal mondo moderno e tecnologico.
I "bahari" sono originali archi che sono stati realizzati tra i vari palazzi sopra le strette viuzze che movimentano il borgo, allo scopo di recuperare spazi abitabili, creando uno stile particolare e unico.
Quasi tutte le case presentano la tipicità di svilupparsi in altezza, utilizzando come sostegno la roccia sulla quale è arroccato il paese.

L'Arco di San Giacomo o "arco palatino" è quel che resta della chiesa palatina, che apparteneva alla nobile famiglia dei Milano adiacente al palazzo marchesale.
Della struttura, probabilmente crollata in un terremoto, rimane solo l'arco che testimonia un certo stile e una certa raffinatezza della costruzione.
Nella cappella, comunque ci doveva essere la statua di San Giacomo Maggiore Apostolo, che attualmente si trova nella chiesa parrocchiale.
La chiesa palatina, fondata nel 1683 e consacrata nel 1684, fu voluta per perpetuare il nome del marchese Giacomo Milano.

La fontana "Bellissima"
Possiamo senza ombra di dubbio definirla una delle più belle fontane pubbliche della Calabria, fatta costruire dal marchese Giovanni II Milano Franco d’Aragona nel 1664. 
L’opera è realizzata in granito su un basamento a cui si accede attraverso tre gradini, si sviluppa su tre piani costituiti da vasche  sovrapposte degradanti al cui vertice si erge una statua marmorea della dea Venere sistemata in epoca successiva.
Su un lato si legge la data di costruzione incisa con numeri arabi e romani.

Il palazzo Fazzari sorge nelle vie del centro della città storica. È una struttura settecentesca appartenente ad un'antica famiglia estinta nel XIX secolo.
Attraverso un magnifico portale in granito dei primi decenni del XVIII con conci bugnati a punta di diamante, si apre la corte interna che è circoscritta dalle fabbriche del palazzo e da un prospetto porticato che si sviluppa in un triplice ordine di logge a cui si accede da scale di gusto prettamente napoletano.

Un racconto vuole che la Chiesa parrocchiale sia stata edificata sin dai tempi degli apostoli, quando San Pietro e San Paolo vennero nelle Calabrie. Fu Santo Stefano di Nicea, primo vescovo di Reggio che convertì le popolazioni della provincia tra cui anche i Morgeti.
Nel XVII secolo fu ingrandita e dotata di beni preziosi della famiglia Celano. La chiesa subì numerosi danni a causa dell'alluvione del 1951. 
Di pregio, oltre al monumentale altare, restano il coro ligneo del 1742 e le statue provenienti da scuola napoletana.

La statua di San Giorgio Martire opera attribuita allo scultore Gennaro d'Amore (1713-1780) e discepolo del grande maestro napoletano Giovanni Colombo.
Non sappiamo il perché San Giorgio non è raffigurato a cavallo, ma questo nulla toglie alla bellezza della scultura. Il santo ha un volto efebico ed è rappresentato nell'atto di sferrare il colpo decisivo al drago e traendo la forza dalla fede in Dio.
Particolare è la perfezione dei tendini e del movimento che suggella la sua superiorità l'attimo prima di conficcare la lancia nel corpo del drago, simbolo del male.

Il Crocifisso. La scultura, realizzata probabilmente nella prima metà del 1600 da un artista sconosciuto, è il pezzo più pregevole dell'intera collezione di statue lignee lasciate da secoli di devozione.
Pur avendo subìto negli anni interventi a volte maldestri, non perde nulla della sua orginaria bellezza e mostra indiscutibilmente la genialità di chi lo ha realizzato.
La particolarità della statua sta nel fatto che ha le braccia mobili. Il venerdì santo viene utilizzata per la suggestiva processione della "schiodata": il Cristo viene deposto dalla croce e consegnato a Maria.

La statua di San Giacomo Maggiore del XVII secolo di Vincenzo Ardia di Napoli. È un vero capolavoro dell'arte barocca, una statua imponente, realizzata con l'arte dell'"estrofado de oro", tecnica difficile ma che dava all'immagine un aspetto veramente magnifico. Le vesti del santo, infatti, sono tutte in foglia oro che spunta tra i disegni della tempera con cui lo stesso oro è ricoperto.
Purtroppo i restauri  realizzati nei secoli successivi hanno in parte "oscurato" la bellezza originaria. In ogni caso, resta un'icona imponente che ricorda molto da vicino il pellegrinaggio che dall'antichità fino ai nostri giorni viene compiuto a piedi a Santiago di Compostela.


Il "passetto del Re". 
È il vicolo più stretto d'Italia, appena 40 cm. Si trova vicino al Castello e - di fatto - taglia la via maestra che porta in questo luogo difensivo. Una leggenda narra che veniva utilizzato dal castellano per scappare in caso di pericolo.
A parte la leggenda, esso testimonia come nel corso dei secoli gli abitanti, per recuperare spazi vivibili e comodità, abbiano recuperato e inventato vie e scalinate anche da spazi angusti.

Il Castello ha una configurazione complessa ed è il risultato delle stratificazioni che si sono sedimentate nei secoli. Già nel 1109 si parla del "castellion" di San Giorgio. Nel 1269, in età angioina si conferma la presenza  di 20 serventi. Il mastio, un torrione diviso in tre ambienti, è l'edificio più imponente e si trova nel punto più alto di un costone di roccia.
Nel primo piano una grande sala servita da un caminetto probabilmente veniva utilizzata per funzioni di rappresentanza. 
Un'ampia scalinata addossata al prospetto occidentale permetteva di raggiungere facilmente il terrazzo merlato, da cui si poteva dominare l'intera "Vallis Salinarum", l'attuale Piana di Gioia Tauro.

La scalinata beffarda rappresenta una delle ultime leggende legate al paese che stimola la fantasia diei visitatori di tutte le età.
La scala o il paese nasconderebbe un prezioso reperto che la fata Morgana sottrasse a re Artù provocandone la morte: il fodero di Excalibur che proteggeva la vita del proprietario.
Anche in questo caso, oltre la leggenda, la scalinata dimostra l'ingegno degli abitanti nel trasformare spazi in comodità, in questo caso probabile percorso per facilitare il passaggio di animali impossibilitati a salire eventuali ripide scale.

BOTTEGA EQUO SOLIDALE

Se vieni a San Giorgio Morgeto non puoi fare a meno di visitare la bottega gestita dai volontari dell'Associazione Nuovo Mondo ets. 
La bottega rappresenta un segno concreto di solidarietà verso chi, nel mondo, vive situazione di disagio, di povertà e di emarginazione. 


Autori delle foto di questa pagina: di Salvatore Valerioti, Mary Scarfò, Raffaele Zangari, Luigi Spartaco Iusi, Francesco Greco